Quella che voglio raccontarvi oggi è la bellissima esperienza trascorsa in Calabria a San Demetrio Corone in provincia di Cosenza.
Un pittoresco borgo di origine Arbëreshë che da un’altitudine di 520m slm gode di una vista panoramica che si estende dal Massiccio del Pollino fino al mar Ionio.
Un territorio che per la sua conformazione, natura ed esposizione è legato essenzialmente all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, oggi patria del suino nero di Calabria.
Il progetto si è svolto durante la due giorni in occasione della “Festa dell’agricoltura” a San Demetrio Corone e ha visto protagonisti, oltre me, anche colleghi blogger provenienti da tutta Italia.
Il nostro compito? quello di scoprire e raccontare tramite una caccia al tesoro, diverse prove da superare e un pressure test finale, cosa c’è effettivamente dietro il brand Madeo, quali le sue value, la sua storia, la sua etica e la sua filiera.
La Squadra
Blogger alla riscossa
La Squadra
Blogger alla riscossaAlessandro Zaccaro @fancyfactory.it
Daniela Vietri @cucinalibriegatti
Flavia Priolo @teverdeepasticcini
Ramona Pizzano @farinalievitoefantasia
Andrea Pietracola @lacucinadelfuorisede
Giulia Golino @cook_eat_love
Gloria di Blasi @vitasumarte_g
Mattia Lorenzetti @mattlorenzetti
Guido Prosperi @guido_prosperi
Angela Simonelli @tre_muffin_e_un_architetto
Prima prova
Caccia al tesoro tra gli ulivi
Prima prova
Caccia al tesoro tra gli uliviAppena lasciate le valige in camera ho notato una busta gialla con il mio nome stampato sopra, ho aperto e letto il messaggio. Madeo ci invitava in tenuta per cercare quelli che sono gli elementi fondamentali del brand.
Arrivati in filiera abbiamo attraversato i campi di ulivo ed è qui che Ernesto Madeo, titolare dell’azienda, ha iniziato a parlarci degli ingredienti per ottenere un prodotto di alta qualità.
La loro strategia è quella di aver mantenuto fin da subito salde le tradizioni, l’azienda infatti produce due milioni di kg di salumi all’anno con materie prime autoctone tutte prodotte all’interno della stessa filiera.
L’olio d’oliva è alla base di tutto, ha una tradizione secolare e un utilizzo così versatile che il signor Madeo ha voluto includerlo anche nelle ricette dei suoi preparati. La nduja spalmabile, infatti, viene lavorata con lo stesso olio prodotto da queste olive.
E’ partita poi la caccia al tesoro, ognuno di noi doveva trovare il proprio kit Madeo nascosto tra i rami degli ulivi! Lo zainetto conteneva l’immancabile cappello di paglia, una tshirt e del materiale informativo.
Seconda prova
Nutrire i suini neri di Calabria
Seconda prova
Nutrire i suini neri di CalabriaDopo esser saliti sul rimorchio di un trattore ci è stato fornito il kit di protezione, chiaramente non per noi ma per i maialini che, durante queste visite, devono essere protetti da noi e da eventuali agenti patogeni che potremmo involontariamente portare in allevamento. Infilati copri-scarpa, grembiule e cuffia siamo giunti agli allevamenti, tutti all’aria aperta.
I suini neri sono allevati allo stato semi-brado, hanno ampi spazi sotto gli uliveti, capanne dove ripararsi dal caldo e dalle intemperie e addirittura pozzanghere dove potersi rinfrescare.
I maiali neri di Calabria sono tutti nati e cresciuti in Italia, mangiano i prodotti della terra e la seconda prova riguardava proprio la loro nutrizione!
Abbiamo dato loro da mangiare zucchine di campo che, ovviamente, hanno divorato in pochissimo tempo!
Terza prova
Piccante al punto giusto
Terza prova
Piccante al punto giustoOltre l’olio d’oliva, altro elemento fondamentale per la produzione Madeo, sono i peperoncini!
Nelle loro coltivazioni, si possono contare oltre 300mila piantine di peperoncini per duemila quintali di peperoncino raccolto all’anno che verrà impiegato durante il processo produttivo di nduja e altri preparati.
I campi sono all’aperto (per cui niente serre) e concimati con il residuo solido naturale del biogas prodotto in filiera.
La varietà autoctona coltivata viene chiamata “naso di cane”, ha una forma conica e viene raccolto a mano fino a 2-3 volte l’anno (prevalentemente in Agosto), successivamente viene detorsolato asportando la parte legnosa verde mentre la polpa viene tritata con aggiunta di sale e stoccata fresca per tutto l’anno.
Quarta prova
Panino Gourmet
Quarta prova
Panino GourmetProseguendo sul sentiero che costeggiava i campi di peperoncino siamo arrivati alla casa di campagna dove Erneso, sua figlia Anna e la loro famiglia hanno passato bei momenti insieme, momenti di convivialità e festa.
Allestita per l’occasione una vera e propria dispensa piena di ogni bontà tutta 100% made in Calabria. C’erano verdure fresche, sott’olii, sott’aceti, affettati Madeo, formaggi, erbette aromatiche, creme spalmabili… insomma la dispensa dei sogni che ognuno di noi vorrebbe avere in casa!
Una lunga tavolata si estendeva sotto il portico antistante la casa e sopra, erano posizionati 10 canestri contenenti un grembiule con il nostro nome, posate e tagliere di legno. Nella quarta prova ci saremmo cimentati in una vera sfida di cucina!
Avevamo solo 2 minuti per fare spesa in dispensa e prendere gli ingredienti che avrebbero composto il nostro panino Madeo gourmet!
Io avevo già le idee molto chiare, il mio panino doveva essere saporito, ben riempito e soprattutto pensato per cui deve affrontare una lunga giornata di lavoro in campagna!
I calabresi sono conosciuti in tutto il mondo per la loro accoglienza e spirito di convivialità per cui il mio panino doveva essere sostanzioso e abbondante!
Sono partito con una base di nduja spalmabile dove ho adagiato delle cicorie di campo sott’olio (senza scolarle troppo, volevo che l’olio impregnasse il pane rendendolo meno asciutto). Ho aggiunto poi del pecorino, delle foglie di spinacino fresco, prosciutto di suino nero, origano di montagna e infine ho concluso con un altro velo di nduja piccante. Il panino è pronto e l’ho chiamato “cuore impavido” proprio perchè, per finirlo interamente, ci vuole calma e sangue freddo!
Immersione nella cultura
Arbëreshë
Immersione nella cultura
ArbëreshëL’ultima tappa del tour ha riguardato un aspetto molto importante e ancora oggi vivo nelle persone del luogo, ovvero la cultura Arbëreshë.
Ad accoglierci presso la chiesa di Sant’Adriano e Santa Natalia, una ragazza di nome Adriana vestita con l’abito tradizionale con cui si era soliti sposare un tempo. L’abito delle feste è composto da una gonna lunga plissettata con decori in filo d’oro. Una camicia bianca adornata da pizzi e ricami è sormontata da un gilet a manica lunga anch’esso lavorato in filo d’oro e impreziosito con perline. A conclusione c’è il velo, interamente intrecciato all’uncinetto.
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Un ringraziamento particolare va fatto a Madeo per aver organizzato questo bellissimo tour!