Aboca tour, tra le verdi terre di Piero

6 Blogger alla riscossa


Roberta, Ornella, Nunzia, Donatella e Stefania le mie compagne di viaggio in questo tour che ci ha visiti protagonisti per due giorni alla scoperta del borgo toscano di Sansepolcro al confine con Umbria e Marche nella Valtiberina. Un tour all’insegna della storia, dell’arte, del buon cibo e dell’ospitalità dell’azienda Aboca. Un viaggio organizzato da “la dieta del Cilento“.

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Agricoltura biologica e piante medicinali


Aboca, leader nel settore di prodotti a base di erbe medicinali, ci ha aperto le sue porte per un’esperienza unica. Abbiamo visitato gli uffici e successivamente gli stabilimenti produttivi. Vestiti con cuffiette e camici bianchi, ci siamo addentrati tra le linee produttive toccando con mano il cuore pulsante dell’intera azienda. Forni per l’essicazione, macchinari per imbustare infusi di erbe (senza l’uso di punti metallici o colle), altri per compattare i preziosi elementi naturali in compresse. Ho visto con i miei occhi come Aboca più che un’azienda si trasforma in un vero e proprio stile di vita che parte dalla produzione della materia prima di qualità, procedendo con un’attenzione particolare per la corretta alimentazione fino ad arrivare ai veri e propri prodotti naturali per aiutarci a stare meglio (grazie al sapiente studio e miscelazioni di piante medicinali).
La visita si è conclusa con un laboratorio didattico dove la nostra guida Barbara ci ha mostrato come creare con le nostre mani dei balsami per labbra miscelando insieme preziosi ingredienti come burro di cacao, burro di karitè, olio di mandorle, propoli, aloe essiccato ed estratto di limone.
Parlando in numeri, 1978 è l’anno di fondazione dell’azienda, 32 i brevetti nazionali e internazionali, 67 le specie di piante coltivate, 1000 gli ettari di superficie coltivata, 6 le garanzie di naturalità e qualità della produzione, 68 linee di prodotti, 15 forme farmaceutiche per una risposta completa a 62 esigenze di salute.
Qui sotto una foto fatta nel campo di amaranto.

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Aboca museum: erbe e salute nei secoli


Unico nel suo genere, il museo Aboca, sito in Sansepolcro, racchiude preziosi erbari, libri di botanica farmaceutica, antichi mortai, ceramiche e vetrerie. 2100 i volumi presenti nella Bibliotheca Antiqua.
Il percorso all’interno delle sfarzose sale del museo ci ha portato attraverso ricostruzioni di antichi laboratori facendoci fare un vero e proprio viaggio nel passato per scoprire la storia delle erbe nei secoli.
La parte più affascinante e che ci ha lasciati a bocca aperta è stata senza ombra di dubbio la sala dei mortai. Strumento indispensabile dello speziale, ne esistevano di diversi materiali: pietra dura, marmo, alabastro, ferro, argento, rame, legno, terracotta, ceramica, vetro, bronzo. Alcuni di quelli in metallo presentano delle decorazioni in rilievo e sono stati creati utilizzando proprio gli stampi delle campane.
Un’altra parte suggestiva del museo è la stanza delle erbe. Il soffitto è completamente ricoperto da piante medicinali, questa disposizione consentiva la giusta essiccazione mantenendo le loro proprietà fisico-chimiche intatte.
In un angolo remoto del museo è possibile visitare (a debita distanza) la cella dei veleni. Un cancello in ferro è posto a protezione di questa ala del museo; in un passato non troppo remoto, il farmacista stesso teneva sotto chiave tutti quei prodotti tossici e velenosi (vegetali, animali e minerali).

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Sansepolcro e Piero della Francesca


Lasciato il museo Aboca, ci siamo concessi, sotto la guida esperta di Stefania, un giro nel centro storico di Sansepolcro. Chiamato in passato Borgo San Sepolcro, secondo la tradizione riferito al nome di due santi pellegrini che qui realizzarono una chiesetta per custodirvi all’interno il sepolcro di Cristo. Si crede che la denominazione latina ecclesiastica del luogo fosse Biturgia.

Città natale di uno dei capostipiti della prospettiva nella pittura rinascimentale italiana, Piero della Francesca.
La caratteristica principale delle sue opere è la presenza di uno schema ben preciso sospeso tra arte, geometria e complessi sistemi di decodifica a più livelli. Abbiamo ammirato le sue opere più belle conservate nel museo civico: il “polittico della Misericordia” e la “Resurrezione”.

Sansepolcro è anche città del Palio della balestra e dei giochi di bandiera. La seconda domenica di settembre, quando i balestrieri di Sansepolcro rinnovano la sfida ai rivali di Gubbio, Sansepolcro si veste dei colori di Piero della Francesca: Squillano le chiarine, rullano i tamburi e in piazza Torre di Berta trionfa il Palio della balestra.

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Il giardino di Piero & Palazzo Magi


Durante il nostro soggiorno a Sansepolcro abbiamo avuto il piacere e l’onore di essere ospiti presso il ristorante “Osteria il giardino di Piero“, un ristorante chic e con un menù davvero ottimo. La maggior parte dei prodotti derivano dall’agricoltura biologica e dall’allevamento dell’azienda Aboca stessa nel pieno rispetto delle materie prime. Ottimo il carpaccio di chianina aromatizzato con spezie e sale rosa dell’Himalaya (foto in basso). Ovviamente da non perdere anche il crostino nero, una prelibatezza tipica di queste zone.

Altrettanto raffinata ed ospitale la residenza d’epoca presso la quale abbiamo pernottato, “Palazzo Magi“, situata nel centro storico. La struttura era precedentemente un antico palazzo, risalente ai primi del quattrocento, ed è stato successivamente ristrutturato, mantenendo però inalterati gli affreschi che hanno caratterizzato il passato dello stesso. E sono proprio le camere affrescate che danno un valore aggiunto a questo albergo in pieno stile rinascimentale.

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Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene. (Virginia Woolf)


 

Un giro fuori porta a Monterchi ed Anghiari


Non molto distante da Sansepolcro si trova un suggestivo paesino di nome Monterchi che, come uno scrigno, custodisce un’altra opera molto importante di Piero, unica nel suo genere: La madonna del parto (raffigura la madonna incinta).

Altro borgo poco distante è Anghiari, è qui che abbiamo visitato l’antica azienda Busatti che dal 1842 produce tessuti mediante l’uso di antiche macchine da carderia e telai a navetta che intrecciano sapientemente e lentamente le trame conferendo ai tessuti quella morbidezza ormai introvabile ai giorni d’oggi (ovviamente i prezzi sono nettamente superiori alla media).
Dopo un veloce break con la tipica “ciaccia” fritta, abbiamo passeggiato per gli stretti vicoli alla ricerca di angoli suggestivi e mestieri quasi perduti come il merletto fatto sul “tombolo”. Le mani esperte di anziane signore muovono e intrecciano freneticamente dei bastoncini di legno (fuselli) ai quali sono avvolti i fili, creando dei decori su un cavalletto a pianta circolare (detto appunto tombolo). Ogni bottega artigiana, ci spiegava la guida, è molto gelosa dei propri disegni.

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